Buongiornissimo!
Dedico un buongiorno affettuoso a:
Dedico un buongiorno affettuoso a:
In settimana ho assistito
alla presentazione di un libro. Il soggetto è una indagine sulla relazione tra
uomo e donna svolta in forma letteraria attraverso il racconto di un uomo e
donna immaginari. Non ho ancora
letto il libro, e potrò essere più consistente quando lo farò, ma ho vissuto la
sensazione di ascoltare un appassionato dibattito sulla locomotiva a vapore in epoca
di treni a levitazione magnetica. La tesi sostenuta
dagli autori può essere sintetizzata, e mi scuso per l’approssimazione forse semplicistica,
in questi termini: la crisi del rapporto tra uomo e donna è nata con la
modernità e può essere scongiurata solo recuperando la bellezza della
centralità del ruolo della donna. Probabilmente
ogni mia considerazione è pervasa dal cinismo che accompagna l’età matura e non
mi permette di leggere la poesia dell’affermazione ma solo gli aspetti nostalgici
di un tempo trapassato remoto. Inoltre, da convinto sostenitore dell’attualità
della teoria evoluzionistica, penso che tra 100 anni non ci saranno generi naturali
ma generi dettati dall’ambiente sociale e i rapporti saranno on-demand. Avremo
relazioni basate sul soddisfacimento di bisogni, ovvero cercheremo persone con
cui andare in viaggio, persone con cui andare al cinema, persone con cui
lavorare, persone con cui dedicarci ad attività ludico-ginniche (if you know
what I mean), e persone con cui ___________ (aggiungere attività ed esperienze
della contemporaneità, a piacimento). Non riesco a
cogliere il senso di una operazione di retrofitting del genere umano quando l’evoluzione
della specie è orientata verso la riduzione, fino all’annullamento, del maschile
e del femminile. Mi sentirei di
escludere che nel momento in cui il primo pesce è diventato anfibio e ha
cominciato a popolare la terraferma, si sia discusso dei rischi dell’evoluzione
o della bellezza della centralità della fauna ittica. E oggi, i pesci
continuano a nuotare e l’uomo a camminare.
Sono un volontario di una nota
fondazione che si dedica da 50 anni alla valorizzazione del patrimonio
culturale del nostro disgraziato paese. E lo sono da 15 anni. Ho cominciato ad
impegnarmi con le consuete attività da banchetto, allestendo tavoli,
segnaletica, materiale informativo, accogliendo i visitatori durante le iniziative
e sollecitando l’iscrizione alla fondazione, snocciolando vantaggi e
opportunità, richiamando il senso civico e l’orgoglio dell’appartenenza ad una
ampia comunità, e bla bla bla… Nel 2010 avevamo attenzione,
rispetto e riuscivamo a percepire anche un flebile messaggio di riconoscenza da parte
dei visitatori. Oggi, nel 2025, coloro che attendono in fila per entrare,
visitare e conoscere i luoghi che proponiamo, si comportano come si trovassero
in coda al CUP per prenotare una risonanza e scoprissero che la prima data
utile è il 12.03.2028 alle ore 10.30. Nelle ultime edizioni dei
tradizionali eventi della fondazione ho preso insulti, minacce di denunce, minacce
di post denigratori sui social, minacce di chiamare un noto programma giustiziere pre-serale,
una volta satirico, oggi patetico, minacce di ogni genere. Con garbo, ricordo ai visitatori
che siamo volontari e siamo gratificati solo dal piacere di prestare un
servizio alla comunità, (ometto di aggiungere: surrogando attività che
dovrebbero essere condotte dal settore pubblico) e pazientemente, spiego le
circostanze, ammetto eventuali errori di comunicazione, chiedo scusa e con
sempre maggiore fatica incasso. Rientrato a casa, mi chiedo: come siamo
arrivati a questo livello di scontro? In che momento è accaduto l’imbarbarimento
di persone che ritengono di avere diritto a quei 15 minuti di cultura per
riscattarsi da decenni di volgarità e immondizia televisiva e social? Poi, vedo la foto del Segretario alla
Sicurezza Interna degli Stati Uniti che si esibisce davanti ad una gabbia con
250 venezuelani deportati in El Salvador, e mi rispondo.
Mi meraviglio per tutto. Mi meraviglio se una persona mi
vuole bene e mi meraviglio se una persona non mi vuole abbastanza bene, se raggiungo
un obiettivo e se non lo raggiungo. Una particolare versione della sindrome
dell’impostore. E mi faccio molte domande inutili… la più intrusiva di questi
giorni è: perché ho la passione per le colonne sonore e specialmente per le
interpretazioni dal vivo? Il 2024 si è concluso con un messaggio di Nicholas Britell
su Spotify, il quale mi ringraziava per aver ascoltato una sua composizione più
di ogni altra playlist. Parlo della colonna sonora di Succession, serie
strepitosa, ancora disponibile su Sky e NowTV, i cui brani di accompagnamento
rendono ancora più strepitosa. Cerco esibizioni live e cover online, arrangiate
con ogni strumento che l’uomo ha inventato, dal clavicembalo all’arpa laser, per
concludere con il più tradizionale pianoforte e tutorial vari per fare finta di
poterlo suonare anche io. Hans Zimmer con la colonna sonora di Interstellar mi
provoca commozione fino a piangere come fossi la fontana dell’Hotel Bellagio a
Las Vegas e già al primo accordo, la – mi – si – mi – do – mi – re – mi, non
riesco a trattenermi. Provo a opporre resistenza ma piango. Da qualche settimana, colto da una inusuale nostalgia, ho
ripreso ad ascoltare la colonna sonora del gioco di ruolo online a cui ho
dedicato molto tempo, e quando dico molto, intendo molto… in rete si trovano
decine e decine di concerti live delle musiche da videogioco, da World of warcraft
a Skyrim, partendo dal pioniere Legend of Zelda. E vedere oltre 100 elementi,
tra musicisti e coro, in smoking che suonano e gorgheggiano sulle note di
quello che era nato come intrattenimento per computer o consolle offre una
misura della qualità della composizione. Negli ultimi giorni, la colonna sonora originale di Howard
Shore per The Lord of the Rings mi accompagna in auto, in studio, a casa e
al supermercato, e mi ritrovo a fischiettare i fiati del momento in cui gli
hobbit lasciano la Contea. E poi Ramin Djawadi per Game of Thrones, Cliff Martinez
per la serie The Knick e ogni brano singolo recuperato per sigle di serie tv,
tipo i Massive Attack per “House M.D.” o Leonard Cohen per la seconda stagione di “True
detective”. Ho trovato un sito olandese dove sono censiti tutti i
concerti di musica legata al cinema e sono mesi che attendo un concerto con i
brani della saga di Star Trek e ho trovato qualcosa il 14 giugno ad Ottawa!
Luca Valdi. Si è presentato con questa identità il signore
che ieri sera mi ha dettato istruzioni per disporre un bonifico dal telefono destinato
ad Andrea Puca per un importo pari a 1.700 euro. Pochi minuti prima, un SMS di UniCredit mi segnala un bonifico sospetto in
favore di Andrea Puca e mi invita a contattare un numero di telefono. Chiamo il numero e Luca Valdi mi richiama dal numero fisso
di UniCredit, “la chiamo dal numero che è indicato sul bancomat” e mentre mi
informa della circostanza del bonifico sospetto, mi anticipa un rassicurante messaggio
da UniCredit: “dovrebbe aver ricevuto un SMS con il mio nome e cognome e il mio
codice… può darmi conferma?”. Seguo le indicazioni e, nel buio dell'auto, dispongo il bonifico a storno dell'importo (?). Arriva un SMS di
UniCredit che mi informa del blocco della app per movimenti sospetti e questa
volta è vero. Luca Valdi mi rassicura che è tutto normale e che mi avrebbe
richiamato dopo un’ora esatta per riattivare l’operatività della app. Chiudo la conversazione, ringraziando Luca Valdi. Arrivato a
casa, riprendo il primo SMS e mi accorgo di un errore di punteggiatura. Sfilo
il bancomat dal portafoglio e mi accorgo che il numero da cui sono stato
chiamato è effettivamente un numero UniCredit ma è il numero del servizio
clienti dall’estero. Realizzo. Mi sento come si sentono gli anziani alla stazione
ad attendere con i fiori la giovane ragazza del [inserire nome di paese
africano in guerra] con cui hanno chattato per mesi e che ha risolto i problemi
familiari ed è pronta a cominciare una nuova vita insieme, al sicuro dal
conflitto nel proprio paese. Vado dai Carabinieri ma è tardi, l’ufficio è chiuso e il
giovane piantone deve andare a mangiare la pizza appena portata dai
commilitoni. Chiamo il servizio clienti UniCredit. Blocco carta di
debito, carta di credito e soprattutto dispongo la revoca del bonifico. L’inesperto
Luca Valdi mi ha indicato l’invio ordinario e non istantaneo. Mando un messaggio rassicurante a Luca Valdi, ringraziandolo
per la cortesia e sollecitando la sua chiamata per riattivare l’operatività
della app. Perché qualche volta prendere in giro qualcuno dà più soddisfazione
di uno, dieci, mille insulti. No, Luca Valdi non mi ha richiamato. Luca Valdi non esiste e
Andrea Puca è un giovane difensore della US Palmese 1914 o l’autore di un libro
sulle falesie in Abruzzo. E no, i Carabinieri non hanno accettato la mia denuncia perché
non è stato commesso un reato ma semmai è stato tentato un reato. Risparmio al lettore considerazioni prese dallo stesso armadio
di “le mezze stagioni non ci sono più” e “meglio Amadeus di Carlo Conti”,
passando per “Thiago Motta deve andare via” e penso che vorrei dedicare il resto della
vita a diventare un esperto informatico e togliere a Luca Valdi tutto ciò che pensa
di avere. A cominciare dagli affetti.
Che emozione.
Sono trascorsi esattamente 18 anni dal mio ultimo pensiero e passando per caso, come si passa davanti al cinema dell'infanzia diventato nel frattempo centro commerciale, mi è tornata la voglia di blog.
Una parola ormai dismessa come "prurigine", "genetliaco" o "dismessa", e se dovessimo chiedere a qualche giovane nato il giorno del mio ultimo post, potrebbe chiedermi "bro, ca++o di boomer sei?" dopo una serie di altri insulti di cui capirei molto meno.
in un’altra occasione avevo già manifestato la necessità di fermare tutto il calcio per un anno a seguito delle vicende ancora discutibili di inizio estate, ma ora l’argomento torna d’attualità… la mia opinione è che quanto accaduto a Catania abbia poco a che vedere con il calcio; la conferma è nelle scritte sui muri di tante città italiane che inneggiano a Carlo Giuliani o che sottolineano la perdita di un poliziotto come fosse una pedina di una guerra in corso…
e infatti è una guerra che vede giovani che non sanno in che epoca viviamo e che evidentemente hanno un malessere, soffrono di scarsa attenzione e si sentono marginali e fuori contesto, opposti ad altri giovani che forse per necessità indossano una divisa e ricevono ordini…
a me dispiace per il povero ispettore e lo considero un caduto in missione di guerra, come altri recenti...
è una guerra perché ogni tanto mi è capitato di affacciarmi su uno dei forum di tifosi di una qualsiasi squadra italiana e ho avvertito molta violenza e molta aggressività, sentimenti che usano il calcio come canale espressivo per via del fatto il fenomeno di massa del calcio è sinonimo di aggregazione…
ma andiamo oltre, cosa succede se ci tolgono le partite la domenica per un anno ? secondo me nulla di male… vorreste dire che non si può vivere senza calcio ?
credo che l’indispensabile sia altro nella vita; credo che potrebbe farci bene quanto ci farebbe bene un anno, o meglio, 15 senza televisione…
per la cronaca, sono rimasto anche io prigioniero di World of Warcraft e ora corro con il mio spadone per
ma non abbandono il blog, non ci penso proprio…
saluti !